Sunday, March 16, 2008

PAN Italico 78

PAN Italico

Edizione italiana di PAN (Provisional Astroshamanic News), Ezine del Sacred Cone Circle

16 marzo 2008, numero 78

Redazione: Franco Santoro, Cluny Hill College, Forres IV36 2RD, Moray, Scozia, Regno Unito. (+44(0)1309-672289. E-mail info@astroshamanism.org Website: www.astroshamanism.org

Redazione italiana: Anna Luna. Redazione spagnola: Susana Sanz.

© Franco Santoro, 2007. Tutti i diritti sono riservati. Per informazioni sul copyright vedi nota a fin di pagina.

Traduzione parziale dall’originale inglese all’italiano a cura di Anna Luna.

L'edizione integrale e originale in inglese con ulteriori temi e articoli è inviata su richiesta (rivolgersi a info@astroshamanism.org)

Cos’è l’astrosciamanesimo? (per una breve risposta clicca qui)

Quest’edizione di PAN diffusa nel periodo di Pasqua e dell’Equinozio di Primavera, pone l’accento sul potere di guarigione dell’attuale cambiamento stagionale, il varco tra Pesci e Ariete, che quest’anno incorpora il mistero della Settimana Santa. PAN 78 include anche un articolo sul perdono, l’inizio di una nuovissima serie dedicata ai Tarocchi, una ricca storia di Celia McKenna e testimonianze di Letizia e Grazia.

L’esordio ufficiale della primavera è il 20 marzo 2008 alle 6:49, che quest’anno coincide con il Giovedì Santo, giorno dell’Ultima Cena e dell’istituzione dell’Eucaristia, e con la Luna Piena in Bilancia, il giorno successivo, Venerdì Santo, alle 18:41. Con l’Equinozio di Primavera il Sole inizia il suo ciclo dominante ascensionale, che raggiungerà il culmine con il Solstizio d’Estate. È un momento ideale, come riferisco anche nell’articolo sull’Imperatore, per iniziare nuove pratiche spirituali e muovere passi risoluti sul sentiero della guarigione. Quando il Sole entra in Ariete un’abbondante energia si rende disponibile a supportare coraggiose iniziative, insieme allo spirito pionieristico richiesto per la loro piena realizzazione.

La Settimana Santa e i giorni che precedono l’Equinozio di Primavera possono rappresentare una preparazione estremamente preziosa e una piattaforma di lancio per un’eventuale visione sacra od obiettivo cui teniamo profondamente. In questo processo è vitale discriminare tra le aspirazioni dell’ego basate sulla separazione e gli obiettivi ispirati da una genuina connessione con Dio.[i] Preghiere, meditazione e altre pratiche spirituali ci aiutano a promuovere questa distinzione fondamentale e a creare le condizioni per il modo di agire più elevato. In certe situazioni, in ogni modo, è difficile capire ciò che appartiene all’ego e ciò che fa parte della nostra natura divina. Di conseguenza possiamo diventare paralizzati e stagnanti, incapaci di prendere qualsiasi iniziativa per paura di sbagliare o cadere in un tranello dell’ego. Ironicamente questa è talvolta una delle migliori strategie che l’ego impiega per preservare il suo dominio.

Mentre i Pesci insegnano a rafforzare il livello visionario e mantenere salda la nostra relazione interiore con Dio, la sfida con l’Ariete è diventare espressioni viventi di quella connessione santa, correndo dei rischi e abbracciando la visione interiore con azioni tangibili nel mondo esterno. Come scrive Santa Teresa d’Avila (Sole e Ascendente in Ariete e Luna in Vergine): “Cristo non ha corpo ora sulla terra se non il tuo, non ha piedi tranne i tuoi, non ha mani se non le tue. Tuoi sono gli occhi attraverso i quali la compassione di Cristo può prendersi cura di un mondo ferito. Tuoi sono i piedi con i quali egli può andare in giro a operare il bene. Tue sono le mani con le quali egli ora può benedire ogni cosa”. (clicca qui per un video su una danza con queste parole).

Spesso l’unico modo per scoprire la natura delle nostre visioni, e se provengono dall’ego o da Dio, consiste nell’aprirsi all’esperienza diretta, correndo il rischio e impegnandosi a vedere dove porta. L’ego non s’impegna mai veramente perché non sa quello che vuole. L’ego sa solo quello che non vuole. Questa è l’unica cosa che gli è chiara. In effetti, l’ego ha paura di scoprire e ottenere quello che vuole. Ed è perciò che molte persone, pensando a quello che non vogliono e rifiutandosi di agire per paura di sbagliare, perdono di vista il loro scopo più importante nella vita.

Abbracciare l’Ariete implica avere il coraggio di perseguire quel che emerge attraverso le nostre pratiche spirituali o intuizioni ricorrenti, anche quando non siamo completamente sicuri o le persone e l’ambiente non ci supportano. Questo richiede un investimento in fiducia. Quello che ci motiva è una profonda passione e guida interiore. Quello che ci blocca è la paura di sbagliare. Tuttavia, sul sentiero spirituale non c’è modo di procedere se non sono disponibile ad affrontare gli errori e ad usarli come grandi opportunità di guarigione per correggermi.

L’errore che fanno le persone è aspettare che qualcosa accada prima di cominciare a cercare. Vogliono che la voce di Dio, o qualcosa, dica loro di cominciare. O forse sanno che dovrebbero fare qualcosa ma rimandano, sperando che domani avranno più convinzione e saranno più determinati. Quello che dimenticano è che potrebbe non esserci domani per loro.” (Richard Rose, After the Absolute).

L’Ariete è motivato da un rapporto continuo e diretto con Dio. Le sue preghiere sono franche ed esprimono disponibilità immediata, come dice Un Corso in Miracoli: “Che cosa vuoi ch’io faccia? Dove vuoi ch’io vada? Che cosa vuoi che dica e a chi? …lascia che Egli ti dica ciò che bisogna che tu faccia nel Suo piano per la tua salvezza. Risponderà in base a quanto sarai disposto ad ascoltare la Sua Voce. (UCIM, L71:9)

Pace e bene, Franco

Le date del Raduno Astrosciamanico Estivo in Assisi sono cambiate. Le date corrette sono: 4 – 8 luglio 2008. Vedi dettagli nel calendario.

Il New Statesman, un celebre settimanale britannico (un po’ tipo L’Espresso) presenta due miei articoli sull’astrosciamanesimo, pubblicati nella rubrica “The Faith Column”, sotto il titolo “Encountering Astroshamanism” e “Journeying through the Unseen” (clicca sui titoli per il link). Sebbene gli articoli originali da me inviati sono stati ritoccati malamente, causando alcune in accuratezze, il messaggio è giunto lo stesso.

Il Figliol Prodigo Rivisitato di Franco Santoro

Mentre la Settimana Santa si dispiega mi appresto ancora una volta a parlare del perdono, un tema ricorrente su PAN. Nei precedenti articoli (“Le Dinamiche del Perdono”, PAN 74, e “Il Piano di Perdono dell’Ego”, PAN 76), ho esplorato il perdono facendo riferimento soprattutto a Un Corso in Miracoli. Questa volta esamino il perdono da una prospettiva cristiana più tradizionale, la più accessibile in vero alla maggior parte degli uomini.

In passato ho avuto spesso opinioni non obiettive sul cristianesimo tradizionale e la Chiesa ufficiale. Purtroppo quest’attitudine è ancora abbastanza comune tra molti amici che incontro sul sentiero. Alcuni di loro, sebbene nati in paesi cristiani, a malapena posseggono nozioni sul cristianesimo a parte quello che hanno sentito o letto in ambienti spirituali alternativi e qualche pallida memoria dell’infanzia. Sebbene se non sia in sintonia con il fondamentalismo religioso o l’arida teologia che percepisco in certi aspetti del cristianesimo tradizionale, ciò non significa che il bambino va gettato via insieme all’acqua sporca. In effetti, imparare a discriminare tra il bambino e l’acqua sporca è la lezione fondamentale del perdono. E qui diventare fondamentalista nei confronti di ciò che percepisco come fondamentalismo, certamente non aiuta.

Possiamo percorrere il sentiero della guarigione solo se cessiamo di condannarci reciprocamente, solo se smettiamo di focalizzarci su quello che percepiamo sbagliato negli altri. Vedere il Volto di Dio (inteso come la nostra identità spirituale centrale collettiva, l’unità suprema o Identità Multidimensionale Centrale) in tutti i nostri fratelli e sorelle è l’obiettivo di Un Corso in Miracoli e, sin dai tempi più antichi, di tutte le religioni tradizionali e del cristianesimo.

Quando mi confronto con forti rancori in una tradizione, proprio come con la mia famiglia o con un amico, la prima tentazione è criticare o abbandonare quella tradizione, famiglia o amico, e percorrere un’altra via. Su un sentiero spirituale i rancori fanno parte della confezione ed è inevitabile incontrarli indipendentemente da dove sono o dove vado. Allo stesso tempo Dio cammina con me ovunque io vado, il che significa che i rancori irrisolti continuano a seguirmi finché non sono curati con l’aiuto di Dio. A scopi didattici può essere utile talvolta lasciare la propria tradizione, famiglia o amico, al fine di esplorare espressioni di rancori e cure alternativi. E forse l’insegnamento più importante a questo riguardo è rendersi conto che alla fine c’è un solo rancore e un solo Dio. Il rancore è la separazione, o l’assenza d’Amore, e Dio è l’Unità, o la presenza d’Amore, e lo strumento di guarigione è il perdono.

Il cristianesimo tradizionale fornisce numerosi riferimenti per quanto riguarda il perdono. Uno dei più notevoli e conosciuti appare nel Nuovo Testamento ed è la trilogia della Parabola della Pecorella Smarrita (Luca 15: 4-7) la Parabola della Moneta Perduta (Luca 15: 8-10) e la Parabola del Figliol Prodigo. L’ultima parabola faceva parte della lettura della messa cattolica di sabato 23 febbraio. Poiché era il giorno in cui a Findhorn ho iniziato il seminario di due settimane Foundation Training in Astroshamanism, l’ho presa come riferimento guida per l’intero evento. La parabola appare in Luca 15:11-32 e, come sapete, racconta la storia di un uomo con due figli. Il più giovane chiede e ottiene la sua parte d’eredità mentre il padre è ancora vivo, e se ne va in un paese lontano, dove sperpera tutte le sue risorse. Soffre poi la miseria e la fame, finché rientra in sé e decide di tornare a casa. “Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi garzoni.” Così torna a casa da suo padre e “quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.” Il figlio dice: “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.” Ma il padre non presta alcuna attenzione alle sue parole e tutto eccitato chiama i servi e dice: “Presto! Portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato.” E cominciarono a far festa. Il fratello maggiore geloso del comportamento del padre verso il fratello indegno, si lamenta: “Io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito a un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso!” Gli risponde il padre: “Figlio, tu sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.

Questa storia è particolarmente toccante perché molti di noi possono identificarsi col Figliol Prodigo, e sentire Dio come un padre che ama incondizionatamente. Qui il perdono arriva istantaneamente. Il padre non è interessato ad ascoltare la confessione e il pentimento del figlio. Tutto ciò che desidera è festeggiare. Un’idea convenzionale sul perdono è che può arrivare soltanto dopo la piena confessione di tutti i peccati, il pagamento di un’indennità attraverso la sofferenza o altre compensazioni, la garanzia che il peccato non sarà commesso di nuovo e un periodo di verifica per mettere alla prova il penitente. Questa è l’idea del perdono che spesso molti proiettano sulla Chiesa Cattolica o altre denominazioni tradizionali. Tuttavia è un concetto molto antiquato, che è stato definitivamente abbandonato sin dal Concilio Vaticano II e non si applica più alla Chiesa corrente.

La cosa più straordinaria nella parabola è che quando il padre vede il figlio arrivare da lontano, gli corre incontro con abbracci e baci. Non è interessato ad ascoltare alcuna confessione o parola di pentimento. Ciò che conta è che il figlio è tornato. Egli non ha bisogno di implorare alcun perdono poiché è già stato perdonato. Ciò che si rivela qui è il Dio amorevole che ci vede senza peccato. Per quanto gli riguarda non c’è nulla da perdonare. Il perdono dipende solo dalla nostra iniziativa di ritornare a Dio, e non dalla misericordia di Dio.

In un’omelia trasmessa da una radio cattolica americana lo stesso sabato, ho ascoltato un altro importante riferimento al perdono. Sorprendentemente non era tratto dalla Bibbia o da un testo cristiano, ma da Zorba il Greco, il famoso romanzo di Nikos Kazantzakis, dal quale è stato tratto anche il popolare film interpretato da Antony Quinn. Zorba è un uomo anziano vibrante e genuino che incorpora lo spirito orgiastico di Dioniso, l’archetipo dell’estasi, della sensualità e dell’esuberanza. Quando ero un sannyasin di Osho ho sentito spesso Osho parlare di Zorba come il modello dell’uomo nuovo e la sua spiritualità non ortodossa in contrasto con la religione ordinaria. Per Osho l’uomo nuovo è Zorba il Buddha, una combinazione tra Zorba il Greco e Gautama il Buddha. “Egli sarà Cristo ed Epicuro insieme. La religione ha fallito perché si è distaccata troppo dal mondo. Ha trascurato questo mondo. E non si può trascurare questo mondo; trascurare questo mondo significa trascurare le proprie radici.” (Osho, The Times of India, 8 giugno 2004). Per questo sono rimasto stupito nel sentir parlare di Zorba in un’omelia di un vescovo cattolico. Il vescovo citava il brano che segue nel quale Zorba descrive la sua idea di Dio:

Penso che Dio sia esattamente come me. Solo più grande, più forte, più pazzo. E immortale per giunta. Sta seduto su una pila di soffici pelli di pecora, e la sua capanna è il cielo. […] Nella mano destra non tiene un coltello o una bilancia - quei dannati strumenti sono destinati ai macellai e ai droghieri – no, tiene una grande spugna piena d’acqua, come una nube densa di pioggia. […] Ed ecco che arriva un’anima; la povera creatura è completamente nuda perché ha perso il suo mantello – il suo corpo intendo – ed è tutta tremante. [...] L’anima nuda si getta ai piedi di Dio. ‘Pietà!’ implora. ‘Ho peccato.’ E comincia a recitare i suoi peccati. Recita una lunga tiritera che non finisce più. Dio pensa che è troppo per essere vero. Sbadiglia ‘Per amor del Cielo, basta!’ grida. Ho sentito abbastanza!’ Flap! Slap! Un colpo di spugna e lava via tutti i peccati. ‘Vai via, vattene, corri in Paradiso!’ dice all’anima. […] Perché Dio, sai, è un gran signore, e questo è ciò che significa essere un signore: perdonare!

Quello che il Figliol Prodigo e Zorba hanno in comune è l’accento sull’amore incondizionato e il disinteresse per la penitenza. Questo può causare rancori e disagio a coloro che vedono il perdono in relazione al dolore e al sacrificio. Ciò che può essere difficile da accettare è l’idea di un Dio che ama incondizionatamente, senza aspettarsi nulla in cambio. Questo provoca il contrasto con l’amore che arriva soltanto come risultato di aver fatto qualcosa per meritarlo, un amore che dipende dalla quantità di peccati e buone azioni. Ma l’amore di Dio non è calcolatore, non tiene un coltello o una bilancia come un macellaio o un droghiere, come dice Zorba. Il suo amore è gratuito, non importa se crediamo di esserne degni o meno. E perfino se rifiutiamo di riceverlo quest’amore continua ad essere disponibile per noi finché sceglieremo di accettarlo.

Dio non perdona perché non ha mai condannato. Colui che non ha nulla per cui essere incolpato non può incolpare, e coloro che hanno accettato la loro innocenza non vedono nulla da perdonare. Tuttavia il perdono è il mezzo attraverso il quale riconoscerò la mia innocenza. È il riflesso dell’Amore di Dio sulla terra. Mi porterà così vicino al cielo che l’Amore di Dio potrà scendere su di me ed elevarmi a Lui.” (UCIM, L, L60, 1)

Il perdono, inclusa la tradizionale Assoluzione dei peccati (com’è concepita dalla Chiesa Cattolica con il nuovo Rito di Riconciliazione approvato nel 1973) non genera qualcosa che prima era assente. Al contrario è il riconoscimento e l’accettazione dell’amore di Dio come già ed eternamente presente. Non è l’elargizione di un’autorità in seguito alla contrizione o all’ammissione dei peccati. È la rivelazione di un Amore che “era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli.”

Ciò che fa scattare la consapevolezza di tale Amore è il semplice atto di stare di fronte a Dio, e scegliere di non nascondersi più all’Amore. L’ingresso è gratuito, ma per entrare occorre il mio consenso. È la decisione del Figliol Prodigo di tornare a casa, e non le sue parole di pentimento o eventuali compensazioni, che attivano quell’Amore. Il figlio non ha bisogno di spiegare o provare niente al padre per ricevere il suo amore, ma se continua a nascondersi da suo padre non lo riceverà mai. E non appena il figlio decide di tornare, anche se è ancora lontano, il padre lo vede e gli corre incontro, abbracciandolo e baciandolo, e attivando i festeggiamenti.

Il perdono è un atto celebrativo, una festa gioiosa che coinvolge tutti quelli che hanno fatto lo stesso viaggio del Figliol Prodigo. Esso comprende sia l’asse verticale invisibile (non-CUA) che il livello orizzontale della nostra realtà umana (CUA). Avendo sperimentato l’amore incondizionato attraverso la connessione verticale con Dio, abbiamo il potere di espanderlo orizzontalmente, perdonando noi stessi, e tutti i nostri fratelli e sorelle, tutti e tutto, come parte di questa comune rete della vita. Questo è il sublime banchetto del perdono al quale tutti sono invitati.

Quello stesso sabato mi sono confrontato con un’altra storia sul perdono, estraendola questa volta da una vicenda dimenticata della mia vita privata:

Stavo navigando su internet in cerca di un canto da usare durante il seminario. Volevo qualcosa con il tema del Benedictus (il cantico di Zaccaria usato quotidianamente nella Liturgia delle Ore del mattino). Ho digitato “Benedictus” su iTunes e ho trovato diversi canti. Erano tutti inni religiosi classici, tranne uno classificato come “rock”, ossia Benedictus degli Strawbs, un gruppo rock inglese della fine degli anni ’60-inizio ’70. Ho scaricato subito un brano. Fin dalle prime note mi è sembrato molto familiare. Ho controllato le informazioni più dettagliatamente e quando ho visto l’immagine sulla copertina dell’album ho rievocato un episodio passato della mia vita.

Accadde nell’autunno del 1971, all’età di 14 anni, quando stavo per iniziare la scuola superiore. A quei tempi ero affascinato dalla musica pop britannica. A dire il vero, piuttosto che dalla musica in sé, che difficilmente avevo l’opportunità di ascoltare, quello che mi attraeva era il mistero evocato dalle immagini sulle copertine degli album e dai titoli delle canzoni. Poiché il mio inglese era molto povero, non sapevo cosa significassero, e questo contribuiva ad aumentare il mistero.

Visitavo regolarmente i reparti discografici dei supermercati e passavo molto tempo curiosando tra i dischi. Un giorno rimasi incantato dalla copertina di un singolo. Il suo accattivante richiamo fu tale che non potevo farne a meno. Mi resi conto che avevo lasciato il portamonete a casa e non avevo soldi con me. Tuttavia l’esca mi aveva totalmente intrappolato e tutto quello che riuscivo ansiosamente a pensare era come fare per rubare il disco. Quando la tensione raggiunse il culmine, misi rapidamente il disco sotto il maglione e mi avviai all’uscita. Corsi per un po’ e poi mi fermai sicuro che nessuno mi stava inseguendo. Ma due robuste guardie emersero gridando contro di me. Era troppo tardi ormai per scappare. Mi afferrarono e mi portarono nell’ufficio del supermercato. Fui minacciato, intimidito e costretto a confessare se avevo rubato altri articoli prima. Poi mi dissero che prima avrebbero chiamato i miei genitori e poi la polizia. Li implorai di non chiamare i miei genitori, ma non ci fu modo di convincerli.

Fu come una crocifissione, con la differenza che invece di essere Gesù ero uno dei ladroni, e per di più Gesù non era nemmeno lì, il che significava che non c’era nessuna speranza di essere salvato. La scena del funzionario che chiamava mio padre fu la più scioccante che ho mai sperimentato. Mentre il funzionario spiegava quello che era accaduto sentivo il gelo scorrere nelle mie vene. Non c’era modo in cui potevo cercare di giustificarmi o dare un senso al mio misfatto. Che vergogna per la mia famiglia! Per di più non eravamo per niente poveri, e avevo soldi per comprare tutti i dischi che volevo.

Alla fine arrivò mio padre. La sua faccia era bianca come un lenzuolo nuziale, beh…intendo un lenzuolo nuziale prima dell’arrivo dei novelli sposi. Dopo una lunga serie di mortificanti osservazioni che mio padre dovette sopportare, il funzionario decise di non chiamare la polizia e, dietro il pagamento di una multa, ci lasciò andare.

La mia vergogna era paralizzante. Non ricordo se balbettai qualche parola o meno. Quello che ricordo era il silenzio di mio padre, che rendeva la situazione ancora più drammatica. Prevedevo le più severe punizioni e ammonizioni, mentre mi arrendevo al mio destino, pronto a sottomettermi a qualunque verdetto. Poi, inaspettatamente, mio padre mi prese la mano e, dopo un breve silenzio, disse: “Non dire niente a tua madre”. Non aggiunse nient’altro, né chiese alcuna spiegazione. Non espresse alcun rimprovero verbale o non verbale. Continuò semplicemente a stare in silenzio finché arrivammo a casa. Nel suo silenzio potevo percepire la poesia più amorevole, che benediceva il mio cuore come un dono del Cielo e della Terra. Quando finalmente arrivammo a casa e incontrammo mia madre, egli si comportò normalmente come se nulla fosse accaduto. Non fece mai più riferimento a quell’episodio.

Mentre scrivo tutto questo mi rendo conto che sto rivelando un segreto, che credo sia un atto legittimo dal momento che entrambi i miei cari genitori non sono più in questo mondo. Dopo avermi benedetto con la Loro presenza fisica e insegnato come vedere il Loro Volto, mi hanno affidato alle cure dei miei Padre e Madre divini, che mi supportano, mi proteggono e mi guidano in ogni cosa, o per lo meno questo è ciò che sto imparando a riconoscere. La loro sollecitudine per me è infinita e sta con me per sempre. Sono eternamente benedetto come Loro Figlio.

E che ne fu del disco? Poiché il suo solo pensiero era sufficiente a farmi rabbrividire, lo nascosi in un cassetto finché, dopo diversi mesi, lo ritrovai per caso. Lo suonai allora e mi piacque molto la musica e la voce, ma non capivo nulla delle parole, né avevo idea circa l’argomento della canzone. Credo che il disco si sia perso perché non l’ho più visto in giro negli ultimi 30 anni. Quando sabato scorso ho ascoltato quella canzone, ho potuto finalmente capire le parole. Eccole qui di seguito come conclusione di questa trilogia benedetta sul perdono.

Benedictus di Strawbs

Il vagabondo deve andare lontano / umile e con costanza andare /nei sentieri di saggezza

Distante è l’ombra del tramonto.

Benedici il giorno / Benedici la notte / Benedici il sole che ci dà luce / Benedici il tuono

Benedici la pioggia /Benedici tutti coloro che ci causano dolore.

Stelle dorate ci mostrano la via / Tutte le deviazioni portano fuori strada

Finché mantiene la sua fermezza / Fortuna e benevolenza certamente lo seguiranno.

Benedici l’uomo libero / Benedici lo schiavo / benedici l’eroe nella sua tomba

Benedici il soldato / Benedici il santo / Benedici tutti quelli i cui cuori diventano deboli.

Il Possente Varco di Franco Santoro

Io ho cercato fra loro un uomo che costruisse un muro e si ergesse sulla breccia di fronte a me, per difendere il paese perché io non lo devastassi, ma non l’ho trovato.” (Ezechiele 22:30)

Nei tempi antichi venivano costruite alte mura intorno alle città per difenderle dai nemici. Se una parte delle mura era distrutta il nemico poteva facilmente entrare nella città attraverso il varco. Rimanere nel varco richiedeva molto coraggio perché era la posizione meno protetta e più pericolosa. Nella citazione iniziale Dio cercava qualcuno che stesse nel varco delle mura di Gerusalemme e che ricostruisse il muro, ma nessuno si fece avanti e più tardi la città fu invasa dai Babilonesi. Il varco e il muro cui Dio si riferisce è ovviamente un varco spirituale. E a questo riguardo Dio sta ancora cercando.

Tra Pesci e Ariete c’è un varco, un Possente Varco, il salto quantico da un regno ad un altro, un bivio che può portare sia ad una gioiosa e radicale ridefinizione della nostra natura, sia a un altro vano cambiamento dentro la stessa ripetitiva storia. Ed è in questo varco che l’umanità apparentemente continua a perdere la sua opportunità di redenzione, come alcune civiltà che, raggiunto il loro apice, ripiombano nuovamente nell’oscurità. I Pesci rappresentano sia l’apice della coscienza umana sia la più profonda ignoranza, proprio come l’Ariete rappresenta sia l’inizio di una nuova era di luce che la perdita della consapevolezza o il ritorno all’ignoranza. L’Ariete sta per il Gesù risorto ma è anche la crocifissione, l’eliminazione del Cristo fisico e la sua assenza dal mondo esterno, che è il ritorno all’oscurità per coloro che non sono in grado di riconoscere la Sua luce interiore.

Pesci e Ariete sono rispettivamente l’ultimo e il primo dei 12 segni. I 12 segni sono in termini sciamanici le 12 parti frammentate della nostra anima o, nel linguaggio cristiano, i 12 apostoli. Con i Pesci la sequenza dei segni è completa, il che significa che ho avuto un’esperienza di tutte le 12 parti. Ciò non implica che queste parti siano state pienamente recuperate e integrate. E persino se sono riuscito a recuperarle, posso ancora perderle di nuovo. Il processo di recupero è esemplificato dalla sequenza di numeri progressivi dall’1 (Ariete), 2 (Toro) fino al 12 (Pesci). Tuttavia quando raggiungo il 12 (Pesci), la sequenza lineare viene sfidata e invece di continuare con il 13, ritorno all’1 (Ariete).

In questo Possente Varco tra Pesci e Ariete, come ho sottolineato nel precedente articolo (“Il Bacio di Giuda”, PAN 77), esiste una zona di dissoluzione. La sequenza tradizionale non può andare oltre il 12 e non c’è spazio per il tredicesimo, che è destinato ad essere sacrificato, così che l’1 può ritornare e aprire la strada ad un’altra ripetizione del ciclo precedente. Questa è la natura della nostra realtà separata: un ciclo continuo, la stessa soap opera replicata ripetutamente, un sogno di inevitabile cattività senza possibilità di liberazione a meno che non ci svegliamo dal sogno.

Il tredicesimo è il segno del risveglio, e come tale non appartiene al sogno. Non appena emerge riconosco il sogno come un sogno, e non è possibile nessun compromesso: o abbraccio il tredicesimo ed esco dal sogno, o continuo a dormire, ed il tredicesimo cambia in 1 (Ariete). Qui l’Ariete rappresenta sia il tredicesimo che il primo. L’Ariete si eleva ad Agnus Dei, l’Agnello sacrificale di Dio che espia i peccati dell’umanità. È Gesù Cristo, il tredicesimo seduto tra i 12 apostoli nell’Ultima Cena, colui che, come recita il Credo degli Apostoli, “fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo e siede alla destra del Padre; di là verrà a giudicare i vivi e i morti.”

Nell’antica numerologia il numero 12 rappresenta la struttura che crea la nostra realtà tridimensionale, o CUA, mentre il numero 13 è il portale del regno multidimensionale, o non-CUA. In quanto tale, il tredicesimo esemplifica la dissoluzione della realtà ordinaria ed un radicale cambiamento di paradigma che frantuma le leggi convenzionali del mondo. Il 13 è il risveglio di una percezione che drasticamente rivela la natura illusoria della nostra realtà separata, minacciando la sopravvivenza dell’ego. È perciò che il numero 13 è stato considerato con sospetto e paura attraverso i secoli. Ci sono numerose tradizioni e miti che narrano di un tredicesimo membro di un gruppo che è stato tradito, oppresso, sacrificato, ucciso o trasfigurato. I più noti, oltre a Gesù e i suoi 12 apostoli, sono Re Artù e i 12 Cavalieri della Tavola Rotonda, il dio Baldur e le 12 divinità del Valhalla, Mitra, Filippo II il Macedone, ecc.

Nei segni dello zodiaco il cambiamento tra ciascun segno e il loro numero è sequenziale, ossia 1-2-3-4-ecc., fino a 12 dove la sequenza finisce e tutto ritorna all’1. È in questo cambiamento che dimora il mistero del tredicesimo. È qui che l’invisibile provvisoriamente si svela e diventa disponibile solo per coloro che hanno orecchie per udire e occhi per vedere.

Nella Cristianità il Possente Varco è esemplificato dalla Settimana Santa, dalla Domenica delle Palme a Pasqua. La Pasqua nella Cristianità occidentale viene celebrata la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’Equinozio di Primavera. Poiché quest’anno l’Equinozio è il 20 marzo 2008 alle 6:49 e la Luna Piena il 21 marzo, Pasqua cade di conseguenza il 23 marzo. È uno di quei casi eccezionali in cui la Settimana Santa coincide con il Possente Varco, e questo lo rende un Onnipossente Varco. L’Equinozio di Primavera coincide con il Giovedì Santo, giorno dell’Ultima Cena, che segna l’inizio del Triduo Pasquale, i tre giorni che durano fino al tramonto della domenica di Pasqua.

L’Equinozio di Primavera esemplifica l’apertura dell’Asse Orizzontale, così come il Giovedì Santo rappresenta la sua conclusione con Gesù seduto tra i 12 apostoli, che lava loro i piedi e dispensa il dono Eucaristico. Il Triduo è il drammatico scenario del Possente Varco, un salto quantico nell’Asse Verticale, l’allineamento dei 12 apostoli, che rappresentano le 12 parti separate dell’anima, con l’Identità Multidimensionale, il Cristo, la Santa Trinità, i tre Mondi. Ogni giorno del Triduo è associato ad uno dei tre Mondi: Venerdì Santo – Crocifissione (Mondo del Mezzo), Sabato Santo – Discesa agli Inferi (Mondo del Basso), Domenica di Pasqua – Resurrezione (Mondo dell’Alto). Pesci e Ariete sono la preparazione quaresimale a questo culmine multidimensionale.

La Settimana Santa è uno straordinario periodo di guarigione. Come altri importanti eventi religiosi, è potente perché connette la storia personale a quella collettiva o mitica. Questo è il primo passo sulla via della guarigione poiché la sofferenza e i problemi umani sono fondamentalmente dovuti all’individualismo e alla separazione dalla consapevolezza collettiva. L’individualismo conduce ad una percezione della vita priva di ogni relazione con la rete della vita. Quello che la coscienza collettiva insegna, ad esempio, è che se mi sento molto triste, non è perché c’è qualcosa di sbagliato in me o perché qualcuno mi ha trattato male. Sto semplicemente sperimentando una forza collettiva che si esprime attraverso la tristezza. Il problema della tristezza, o altre emozioni, non è nel loro contenuto, è nel giudizio e l’interpretazione che io gli attribuisco. La tristezza può rivelare i suoi doni una volta che accetto che ha una funzione nella rete della vita e la vedo in un contesto più ampio, dove invece di essere isolato condivido quella stessa emozione con tutta l’umanità. A questo punto segue un’ulteriore acquisizione di potere, e questo è il secondo enorme passo sul sentiero della guarigione, quando decido di dirigere le mie emozioni e sensazioni verso il massimo bene, quando accetto lo stato in cui mi trovo, e tuttavia decido fermamente di lasciarlo andare, offrendolo come fertilizzante per fortificare ciò che amo profondamente, che è in definitiva la mia comunione con Dio.

La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme, il 16 marzo 2008, che celebra l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme e il saluto festoso della folla che lo accoglie agitando rami di palma. Il ramo di palma è un antico simbolo di regalità usato per salutare i re. Questa gloriosa accoglienza, seguita pochi giorni più tardi dall’uccisione di Gesù, dimostra come il livello di popolarità spesso può cambiare drammaticamente nella realtà ordinaria.

Il Lunedì Santo Gesù ripulì il tempio rovesciando i tavoli dei mercanti e cacciando venditori e compratori. Il Martedì Santo Gesù parlò ai suoi discepoli sul Monte degli Ulivi. Il Mercoledì Santo, chiamato in inglese anche Spy Wednesday (Mercoledì della spia), è il giorno attribuito all’accordo di Giuda Iscariota di mostrare ai suoi nemici dove potevano catturare Gesù. Il Giovedì Santo (in inglese, Maundy Thursday) è associato con l’Ultima Cena, con l’agonia di Gesù nell’Orto del Getsemani e con il suo arresto. Maundy deriva dal latino mandatum (comandamento). Durante l’Ultima Cena Gesù diede il comandamento “Amatevi l’un l’altro come io vi ho amato”. Perciò Il Giovedì Santo è tradizionalmente celebrato come il giorno dell’amore fraterno. E’ anche il giorno in cui il sacramento dell’Eucaristia fu reso manifesto.

L’Eucaristia deriva da antichi rituali che rappresentano il matrimonio mistico nelle tradizioni Misteriche Occidentali. Nei Misteri Greci celebrati a Eleusi, Demetra era associata al pane e Dioniso al vino, così come i primi cristiani rappresentavano il pane con Maria e il vino con Gesù. In molte Chiese Cristiane l’Eucaristia è il sacramento principale. La notte precedente la crocifissione Gesù offrì agli apostoli il pane e il vino dicendo: “Questo è il mio corpo” e “Questo calice…. è la nuova alleanza nel mio sangue” (Luca 22;19-20). Pane e vino sono strumenti sacri rappresentanti il corpo e il sangue di Cristo, l’equivalente degli spiriti medicina sciamanici. L’Eucaristia è il principale esempio di rituale sciamanico d’incorporazione che svela il mistero della trasmutazione e del muta-forma. Nei tempi antichi era preceduto da molte ore di estatiche danze di trance per favorire il rilascio e la comunione con Dio, come pure l’armonia tra l’Alto (Padre) e il Basso (Spirito Santo) tramite la mediazione del Mezzo (Figlio). Così come i dodici apostoli sono gli emblemi dei 12 segni zodiacali, anche l’Eucaristia rappresenta il recupero completo delle 12 parti frammentate e della loro connessione finale con il centro o Identità Multidimensionale Centrale (IMC; o Gesù, il tredicesimo).

Tre anni fa il Giovedì Santo ho tenuto una trance dance cristiana ed è stata per me un’altra opportunità di rendermi conto di quanto facilmente il profondo contenuto di un mito si sviluppa spontaneamente e dischiude i suoi insegnamenti semplicemente come risultato dell’essere celebrato. In quell’occasione il Pane Santo (senza grano) è stato posto su un altare rudimentale coperto da una tovaglia (un telo bianco che il Cerchio Astrosciamanico di Findhorn successivamente, dopo un anno di lavoro, ha trasformato in un Telo Astrosciamanico di Guarigione, dipingendo un cerchio con i 12 Settori e usandolo per scopi di guarigione). Per il Santo Graal ho chiesto a Lucia, il membro più anziano residente a Cluny, se avesse una coppa adatta alla circostanza. Non ce l’aveva, ma si è sentita ispirata a fare una ricerca e, solo poche ore prima del rituale, è riuscita a trovare un raffinato pezzo di ceramica. Era tutto così bello e perfetto. L’unica pecca era che, contrariamente a quanto mi ero aspettato, c’erano davvero pochi partecipanti. Ero un po’ triste per questo. Più tardi, con stupore, mi sono reso conto che eravamo complessivamente in 13!

Quest’anno terremo un’altra trance dance al Cluny il Giovedì Santo, 20 marzo 2008.

Il Venerdì Santo (in inglese, Good Friday) è il giorno della crocifissione di Gesù e il termine “Good” (Buono) è qui un po’ sconcertante. Secondo gli insegnamenti Gnostici Gesù apparve a Giovanni, il discepolo prediletto, e rise alla lugubre scena della sua crocifissione, svelando la natura del suo mistero. Gesù allora chiese ai discepoli di danzare, dicendo “Chi non danza non sa cosa succede” (Atti di Giovanni: 94)

Il Sabato Santo segna la conclusione della Settimana Santa e dei 40 giorni di Quaresima. E’ il periodo tra la crocifissione e la resurrezione, il momento in cui Gesù viaggia nel Mondo del Basso, stabilendo un ponte con il Mondo del Mezzo dove egli ritorna a Pasqua con la Resurrezione e il Mondo dell’Alto, dove si trasferirà definitivamente 40 giorni più tardi con l’Ascensione, il 4 maggio.

Pasqua è la festa più importante (festum festorum) della Cristianità ed anche il suo più grande mistero, così come il mistero di tutte le tradizioni spirituali precedenti. Osservare la Pasqua è un modo per espandere la nostra consapevolezza nel significato più profondo della vita, risvegliando la fiducia che l’Amore è destinato a prevalere e che la Gioia infine sarà eterna.

L’Imperatore (Ariete): Un Viaggio Astrosciamanico nei Tarocchi di Franco Santoro

Sin da quando ero bambino i tarocchi mi hanno riempito di gran meraviglia. Nella mia cerchia bolognese di parenti, il cibo e le carte costituivano la maggiore fonte di divertimento e celebrazione. Le riunioni familiari solitamente avvenivano il sabato sera o la domenica pomeriggio. Prima c’era il mistero esteriore di un abbondante e lungo pasto a base di tortellini, lasagne e carni fumanti, e questo era qualcosa cui ero ammesso e che pure comprendevo pienamente. Poi il tavolo da pranzo era sgomberato, come sottile anticipazione di un imminente mistero interiore: le carte. Questa pratica non era permessa ai bambini, sebbene potessero guardare, a condizione che stessero buoni e in silenzio. Il rituale era ufficialmente annunciato da mia nonna o da un altro anziano della famiglia che gridava Bestia! (più precisamente, Bistia!) pronunciata con la “s” sibilante tipica del dialetto bolognese.

Il tavolo era coperto con una tovaglia verde, dove i partecipanti vi sedevano intorno in solenne eccitazione e cominciavano a costruire delle minuscole cittadelle formate da pile di monete. Poi erano distribuite le carte in tre giri. Dopo un momento di fervente silenzio, alcuni giocatori picchiavano le nocche sul tavolo tre volte. Questo gesto sembrava comunicare il diritto a un privilegio, dato che coloro che non avevano “bussato” sembravano piuttosto contrariati. Ma alla fine d’ogni partita, un’insoddisfazione ben più consistente era visibile in coloro che dovevano rinunciare a parti della loro cittadella e darla al giocatore che aveva gridato Bestia, il quale d’altra parte era felice di poter incrementare le dimensioni della sua cittadella.

Gridare “Bestia” era ovviamente associato con il potere. Poiché non riuscivo a vedere nessuna bestia nella stanza, supponevo che solo gli adulti potessero scorgerla. Nelle mie riflessioni sul gioco congetturavo che un partecipante fosse autorizzato a dire “Bestia” soltanto quando era toccato da questo misterioso animale, o forse era il contrario, se uno era toccato dalla bestia il primo che lo vedeva poteva dire “Bestia” e prendersi parte della sua cittadella. Beh, francamente non lo so. Come ho spiegato, ero solo un bambino e non avevo ricevuto l’iniziazione delle carte. Tutto questo avveniva nel territorio di Bologna, che storicamente è considerato uno dei luoghi di nascita dei Tarocchi (in provincia di Bologna, a Riola di Vergato, accanto a una chiesa presso Montovolo esiste tra l’altro un Museo dei Tarocchi).

Questo gioco chiamato Bestia, era complesso e vietato ai bambini, che potevano però fare altri giochi, come Briscola e Scopa. È stato da mio nonno in Sicilia che ho ricevuto la prima iniziazione a quei giochi. Le carte usate a Bologna e in Sicilia erano differenti. Le figure umane delle carte sicule avevano le gambe, mentre in quelle bolognesi c’era solo il busto. In effetti, c’erano due busti, uno sopra con la testa in alto e uno sotto con la testa in basso, e secondo come si giravano le carte una delle due figure doveva sostenere con il capo il peso dell’altra. Sia le carte siciliane che quelle bolognesi avevano tuttavia lo stesso numero e semi (40 carte e quattro semi che andavano da 1 a 7 più tre figure). Più tardi vidi pure mazzi con 52 carte e due jolly, finché un giorno, all’età di 12 anni scoprii un mazzo più enigmatico con 22 carte aggiuntive chiamate Arcani Maggiori. Questa fu una delle scoperte più stupefacenti della mia infanzia. Non avevo mai visto quelle carte e nessuno in famiglia ne sapeva niente, o forse non volevano far vedere che lo sapevano. Quelle carte sembravano molto familiari, e dal quel momento il mio interesse per i Tarocchi crebbe.

Questo articolo è il primo di una serie dedicata agli Arcani Maggiori, ma potrebbe anche essere l’ultimo. Dipenderà dal vostro interesse. Perciò se volete che questi articoli continuino, fatemelo sapere.[ii]

Per informazioni generali sui Tarocchi e gli Arcani Maggiori, si può fare riferimento ai moltissimi siti web e libri disponibili sul mercato. A questo riguardo, raccomando: 78 Degrees of Wisdom di Rachel Pollack, Mystical Origins of the Tarot: From Ancient Roots to Modern Usage di Paul Huson, The Tarot: History, Symbolism and Divination di Robert Place, e Meditazione sui Tarocchi di Anonimo (al quale faccio riferimento sotto). Vorrei anche citare Il tarocco intuitivo: una chiave di lettura tra psicologia e magia di due amici sannyasin di Osho, Swami Prembodhi & Swami Anand Rajendra, che è stata una delle mie prime più appassionate letture sull’argomento.

In questa serie intendo trattare soltanto gli elementi mistici e astrosciamanici dei Tarocchi. A questo proposito userò tre mazzi: Rider-Waite-Smith, I Tarocchi di Thoth e i Tarocchi dei Santi, anche se credo che potrei fare riferimento ad altri mazzi. Questo primo articolo è dedicato a L’Imperatore, tradizionalmente associato con l’Ariete.

Nel mazzo di Rider-Waite-Smith, L’Imperatore è raffigurato come uno stabile e austero sovrano che regge uno scettro, saldamente seduto su un trono ornato da quattro sculture raffiguranti l’ariete, su un solforoso sfondo rosso. Nei tarocchi questa carta è la quarta degli Arcani Maggiori, tradizionalmente associata alla lettera ebraica Heh, (finestra) ed al segno astrologico dell’Ariete. L’Imperatore regge la croce egizia, o ankh, come uno scettro, che in altri mazzi è il globus cruciger, il simbolo dell’autorità degli imperatori e dei re cristiano-romani e che rappresenta il dominio della loro religione sul pianeta. Nei Tarocchi dei Santi di Robert Place, l’Imperatore è interpretato da San Costantino che regge il labarum, l’emblema che aveva sognato udendo la voce “In hoc signo vinces” (in questo segno vincerai), e che successivamente ordinò di apporre sugli scudi dei suoi soldati per vincere la battaglia contro l’imperatore anti-cristiano Massenzio. In seguito a questa vittoria la religione cristiana divenne la religione ufficiale dell’Impero Romano.

Nei Tarocchi di Thoth di Aleister Crowley l’Imperatore è raffigurato con le gambe incrociate, una caratteristica che questa carta ha in comune soltanto con un altro Arcano Maggiore, L’Appeso (associato con Nettuno). In questo come in tutti gli altri mazzi, l’Imperatore non ha con sé alcuna arma e il segno del suo potere è dato semplicemente da una profonda autorità sacra, e non dalla minaccia delle armi.

Una descrizione dettagliata dell’autorità dell’Imperatore appare nella Meditazione sui Tarocchi, uno degli studi più profondi sull’esoterismo occidentale. Il libro, scritto da un autore anonimo (identificato con Valentin Tomberg), è stato molto apprezzato nell’ambiente cristiano e cattolico e presenta anche una postfazione del Cardinale Hans Urs von Balthasar, uno dei più grandi teologi cattolici del ventesimo secolo.

Per l’Amico Sconosciuto (il termine che l’anonimo autore usa riferendosi a se stesso) Dio, similmente all’Imperatore, è potente soltanto quando la sua autorità, lungi dall’essere imposta con la forza, è liberamente riconosciuta e accettata. “La preghiera è l’atto di questo riconoscimento e accettazione. Ognuno è libero di credere o non credere. Niente e nessuno può obbligarci ad avere fede – né scoperte scientifiche, né argomenti logici, né torture fisiche possono costringerci a credere, ovvero riconoscere ed accettare liberamente l’autorità di Dio. Ma d’altra parte, una volta che quest’autorità è riconosciuta e accettata, l’impotente diventa potente. Allora il potere divino può manifestarsi – ed è per questo che si dice che un granello di fede è sufficiente a muovere le montagne

La pratica spirituale è indicata qui come il modo per risvegliare la coscienza addormentata e svelare il mistero della nostra vera natura. Gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, analogamente ai Vangeli o alla Cabbala, sono esercizi spirituali che devono essere praticati profondamente, anziché esplorati intellettualmente. Il Tarocco come pratica spirituale non è intesa a fornire la conoscenza di nuovi elementi, bensì a permettere l’acquisizione della conoscenza solo quando è necessaria. Questa conoscenza è conservata nel profondo serbatoio del Possente Varco (vedi articolo sopra), fino a quando arriva il momento di manifestarsi e diventare visibile attraverso l’Ariete, l’Imperatore e l’inizio del nuovo ciclo dell’anno. L’inverno custodisce il seme della conoscenza, che emerge infine in primavera.

L’iniziato è uno che sa come raggiungere il potere, ovvero sa come chiedere, cercare e mettere in pratica i mezzi appropriati per avere successo. I soli esercizi spirituali glielo hanno insegnato – nessuna teoria o dottrina, sebbene luminosa, avrebbe potuto in alcun modo renderlo capace di ‘sapere come sapere’... La filosofia ermetica pertanto non insegna che cosa si dovrebbe credere riguardo a Dio, l’uomo e la natura, ma insegna piuttosto a chiedere, cercare e bussare per arrivare all’esperienza mistica, all’illuminazione gnostica ed al magico effetto di ciò che si cerca di sapere su Dio, l’uomo e la natura. Ed è dopo aver chiesto, cercato e bussato – e dopo aver ricevuto, trovato e ottenuto l’accesso – che si sa. Questo tipo di sapere… è l’Imperatore; questo è l’insegnamento pratico della quarta carta dei Tarocchi.”

Per conseguire la vera conoscenza la nostra mente, che è l’organo apparente della conoscenza, necessita infine di arrendersi completamente al cuore, che è l’organo dell’amore, inteso come conoscenza completa. Quest’atto di arrendersi è implementato dalla pratica spirituale, ma in un modo, come il solido e pragmatico aspetto dell’Imperatore esemplifica, che è pienamente radicato nella realtà. La pratica spirituale è in questo caso un impegno risoluto con la realtà. Un individuo pragmatico è totalmente rispondente alla realtà, che è anche il vero significato dell’essere radicato. Questo implica muoversi e stare nel mondo fisico con il fermo intento di scoprire il mistero della vita e della morte, perseguendo incessantemente la ricerca del significato e della verità.

Ebbene io vi dico, chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perchè chi chiede ottiene; chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Luca 11:9-10)

Il vero pragmatismo non è avere a che fare con ambizione, carriera, soldi o altri aspetti provvisori della vita. Significa cercare, chiedere e bussare sistematicamente per rivelare il vero significato della vita e il mistero supremo, che qui chiamo Dio. Questo Dio è il centro di tutta la realtà, inclusa la realtà della nostra identità. Attraverso la pratica spirituale ci radichiamo nella realtà e ci liberiamo di tutte le illusioni. Conformarsi alle attese degli altri e a quello che loro considerano reale non ha niente a che vedere con l’essere radicato nella realtà. Con la pratica spirituale abbraccio attivamente il mistero della realtà e scelgo di ancorarmi fermamente nel suo potere. È la via suprema della liberazione o, come dice Osho, “la prima e l’ultima libertà”. La pratica spirituale ha il potere di dissipare tutte le paure. L’amore spazza via tutte le paure. Ed è quest’amore, che è Dio, che la pratica spirituale intende svelare nella profondità del nostro essere.

Il primo mese di primavera, col Sole in Ariete, è un periodo eccellente per iniziare e per impegnarsi in una pratica spirituale. In Wikipedia, la più vasta enciclopedia multilingue in internet, la “pratica spirituale” è definita come qualsiasi attività associata al coltivare la spiritualità. La “spiritualità” è descritta come concernente argomenti spirituali, vale a dire quelli “che implicano la natura originale, non solo come organismi biologici materiali, ma come esseri la cui unica relazione è con ciò che è al di là sia del tempo che del mondo materiale.”

La pratica spirituale è un vero impegno con l’essenza della realtà e l’autentica dedizione per quello che è davvero importante nella vita. È ciò che consente di sperimentare direttamente, coltivare e far emergere visibilmente lo Spirito in questo mondo. Attraverso la pratica spirituale lascio andare le mie idee rigide e prevenute, incluse quelle relative alla spiritualità e a Dio. Entro nel deserto interiore, la Nube della Non-conoscenza (Cloud of Unknowing), dove il mio cuore è purificato e recupera il suo genuino senso di stupore. L’accesso al mistero richiede la meraviglia di un bambino, lo stupore radicato nell’esperienza della bellezza estatica, ciò che gli antichi iniziati cercavano di conseguire attraverso ricerche filosofiche e spirituali.

Abbracciare la natura priva di pregiudizi di un bambino emerge come il requisito assoluto per penetrare il mistero della spiritualità. “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non vi entrerà.” (Luca 18:16-17)

L’eminente Cardinale Von Balthasar precedentemente menzionato, autore di 16 pesanti volumi enciclopedici e molte altre complesse opere teologiche, in uno dei suoi ultimi libri (Unless You Become Like This Child – A meno che non diventi come questo bambino), scritto come una sorta di testamento spirituale, descrive la semplicità cristiana di un bambino come “paradossalmente la più alta maturità possibile per l’uomo”, ammettendo che il messaggio centrale e il mistero del cristianesimo, “è la nostra trasformazione da saggi, autosufficienti, adulti in perenni bambini del Padre di Gesù con la grazia del loro Spirito. Tutto nel Vangelo – l’incarnazione di Dio, le sue vite segrete e pubbliche con i loro silenzi, miracoli e prediche, la sua Passione, la Croce e la Resurrezione: tutto è stato per questo.

Il senso di meraviglia è una parte innata dell’infanzia. I bambini si meravigliano continuamente per quello che gli adulti danno per scontato. Vivono come pionieri in un mondo nuovo, dove ogni cosa, non importa se grande o piccola, diventa fonte di rivelazione e stupore. E quest’attitudine innocente è anche la caratteristica fondamentale dell’Ariete, il primo bambino emergente dello zodiaco.

Iniziando questo nuovo ciclo dell’anno, abbiamo l’opportunità di tornare bambini e recuperare il nostro istintivo bisogno di svelare il mistero dell’esistenza. Abbracciare la semplicità e la natura indagatrice di un bambino richiede gran coraggio in un mondo focalizzato su produttività, acquisizione, ambizione e rigidi presupposti. Tuttavia l’Ariete è il primo passo di un nuovissimo viaggio e, quando il vecchio viaggio è finito, regolarmente ritorna ad annunciare una nuova opportunità.

L’Ariete insegna che possiamo mantenere l’innocente integrità del nostro cuore come una via per muoverci genuinamente attraverso tutte le sfide della vita. E una volta che l’Ariete apre il suo cuore innocente di bambino e riconosce il Dio interiore, la sua autorità è destinata a regnare suprema. L’Imperatore dimora fermamente sul suo lucente trono, reggendo lo scettro del suo unico sacro Intento e celebrando l’inizio e la fine del Gioco.

Storia del Benevolo Ego in Pesci che si trasferisce in Ariete, L’Osservatore di Celia McKenna

C’era una volta così tanta luce! Così tanto amore! Perché era uno e lo stesso. Dorato. Abbondante. Così potente. Così bello. Così incredibilmente abbagliante! Una festa di luce e amore con canti e balli. Era il tutto dell’esistenza. Era l’esistenza. Brillava come la stella più luminosa che si possa immaginare, e sembrava crescere continuamente di intensità. Finché… qualcosa accadde… difficile da spiegare, descrivere, ma raggiunse un punto di estasi luminosa così intensa che si dissolse in se stessa e nel fare questo, si espanse all’esterno perchè entrambe le direzioni erano una e la stessa. Come un gigantesco sospiro cosmico straripò e fece vibrare i sensi dell’Abbondanza. Essa gridò a se stessa e nel farlo un altro tipo di energia nacque. S’increspava e si muoveva come una corrente. L’Abbondanza si concentrò profondamente in se stessa e scoprì un nuovo modo di vedere; una specie d’illusione ottica. Le cose cominciarono a sembrare confuse, accadde una sorta di frammentazione, come se la totalità fosse stata realmente un infinito numero di minuscole parti individuali tenute insieme. Questo era naturalmente ridicolo, ma l’Abbondanza gioì nel vederlo. Era interessante. Sembrava di guardare l’opposto di una di quelle figure in cui per un’illusione ottica i punti all’improvviso formano un’immagine a caso. Era un’immagine, una totalità che sembrava (se socchiudevi gli occhi e facevi un passo indietro) all’improvviso tanti punti! Divertente! L’Abbondanza improvvisamente ebbe un altro pensiero nuovo, una specie di scherzo in realtà e fece sì che i “punti” gridassero “l’uno all’altro”. “Sono qui!” “Sono qui!” E rispondeva “Non essere sciocco, ovvio che lo sei, “noi” lo sappiamo!” E i punti/Abbondanza ridevano.

E non importava perché era solo uno scherzo e le “parti” erano in effetti una e la stessa e parte del tutto. E lo straripamento e la frammentazione continuarono e le parti continuarono a chiamarsi per un po’, ma poi smisero, perché sapevano che erano tutte ancora lì, ancora insieme. Naturalmente lo erano. E uno scherzo è divertente solo per un po’. Ma passarono eoni. (un altro genere di dimensione che chiamiamo tempo). E smisero di chiamare: “sono qui” e smisero di sentire “Naturalmente lo sei”. E Dimenticarono. E l’Abbondanza lasciò che questo accadesse. Si lasciò dissolvere un po’, mentre si espandeva. E i “punti” iniziarono a ruotare sul loro stesso asse, sebbene fossero ancora sostenuti dalla corrente del tutto. E qualcuno cominciò perfino a prestare attenzione a ciò che sembrava essere in mezzo a loro, varchi apparenti nella luce, e li chiamarono oscurità come se fossero anch’essi qualcosa che aveva un’esistenza separata.

Allora qualcosa di ancora più strano accadde. La corrente cambiò, svanì. Non accadde realmente, ma loro avevano dimenticato come “vederla”. Cominciarono a credere effettivamente nella separazione. E iniziarono a comportarsi “come se” fossero realmente separati. Le “parti” cominciarono a gravitare lontano l’una dall’altra a caso. Un nuovo tipo di energia era nata, ed era esattamente l’opposto della corrente che le aveva tenute insieme. Questo era eccitante al principio, ma dopo iniziarono a sentirsi strane e dopo un po’ non era più divertente. C’era una tremenda gran quantità di questa oscurità! Caddero in preda alla disperazione di “tornare insieme”, ma naturalmente credere che questo fosse necessario confermava solo l’idea della separazione. E così cercarono di farlo “da sole”, il che era un tautologico scherzo cosmico. Non riuscendo a vedere il lato divertente si allontanarono ancora di più l’una dall’altra. Ora c’era un problema serio. L’espansione era diventata un flusso casuale. L’intensità dell’Abbondanza, un‘intensità di movimento, lontano, lontano dall’unità. E quando le povere parti frammentate s’incontravano per caso, non si riconoscevano l’un l’altra, e in verità, si respingevano perfino l’una con l’altra. Cominciarono a gridare “Io sono qui” “Io sono qui” (anche quando credevano che non ci fosse nessuno ad ascoltare o addirittura che non ci fosse nessuno da nessuna parte).

Alcune parti gridarono tristemente alla loro memoria cellulare dell’Abbondanza.

“Sono sola, sono separata, mi sono persa”

Ed essa rispose con un profondo sospiro:

“Tu sei qui

E mostrò loro una mappa. In tre sole dimensioni. Una mappa che indulgeva sul loro malessere, che usava il simbolismo dei loro cuori delusi. Capì che era necessario parlare il loro linguaggio per far sì che ascoltassero tutto. Una mappa in cui ogni cosa era effettivamente separata ed in cui potevano trovare se stesse e tutte le altre e la strada di casa. E tornò alle cose basilari! Dovette crearle a questo scopo.

Bene… ora fate attenzione. Questo… è “Sopra” e questo è… “Sotto”… ehm… e questo è il pezzo più importante… allineatevi a questo per primo! Sì, bene!

Ora siete di nuovo in sintonia con l’Abbondanza. Ora… girate intorno lentamente… ma molto bene! No, tieni la schiena premuta contro l’albero per ora, così non ti perdi di nuovo!

Dovete viaggiare in ognuna delle 12 direzioni. Man mano che lo fate ricorderete ogni volta un po’ di più. Ma continuate a tornare al centro, all’Albero! Cosa intendi “È un po’ Buio?” “Buio??” Ah… vedo.

Bene, diventa ehm…”più buio” quanto più andate “giù” e “più luminoso” quanto più andate “su”. E nel mezzo è una sorta di “ambiente” per così dire, come quando hai invitato una ragazza ad uscire e stai nell’attesa. Avete bisogno di andare su e giù per vederlo e capirlo. E avete bisogno di visitare i 12 mentre lo fate.

Ma la cosa più importante di tutte… dovete lasciar andare ogni pensiero di separazione.

“Ma come possiamo fare questo?” gridarono.

L’Abbondanza sorrise: “Guardate!”

E guardarono e anche loro cominciarono a sorridere perché vedevano qualcosa che avevano per lungo tempo dimenticato. Era la corrente. E si muoveva con movimenti vorticosi a spirale intorno al centro. E attirava il dolore e la paura e le altre innominabili e nominabili energie che loro avevano creato durante il loro lungo esilio per tenersi compagnia. E queste energie e creazioni si muovevano nel centro e dalla spirale emanò una bellissima luce dorata che riempì il loro vuoto. E lentamente, molto lentamente, alcune di loro arrivarono a credere che erano, esse stesse, l’Abbondanza. Erano così luminose, così brillanti e belle. E le altre le videro e furono attratte verso la spirale. La corrente fluiva di nuovo. E il flusso della corrente iniziò ad attirare anche altre nella consapevolezza. Ed esse ricordarono che erano l’abbondanza e la corrente fluì ancora più forte. E l’Abbondanza cresceva più brillante che mai finché raggiunse quello stesso punto di estasi originario e ancora una volta si dissolse in se stessa e iniziò a straripare e il processo ricominciò di nuovo (sebbene in effetti non si era mai fermato). E continuò a straripare…

“Bene, va tutto molto bene, ma qual è il maledetto punto?” disse in tono brusco la parte frammentata 8 x 10 allo sconfinato potere. Modificò un po’ la sua CUA-tudine, alzò una natica impertinente e scoreggiò. “È molto bello blaterare di unità e totalità e il grande flusso cosmico dell’esistenza, ma perché preoccuparsi? Se l’unità è così straordinaria perché stiamo facendo questo noioso esercizio? Perché dobbiamo viaggiare se siamo già a destinazione?”

Perché è solo il movimento della corrente che conta. La corrente deve fluire, deve crescere e diminuire e cambiare polarità. Come il movimento delle maree, come il nostro respiro. Tutto ciò che esiste è in quest’energia di flusso e riflusso. Niente di statico e immutabile può veramente esistere. La permanenza è in effetti un cambiamento costante, un flusso costante. Il respiro cosmico.

Separazione: Sono solo nel buio. Sono sempre stato qui da quello che ricordo. Esiste solo questo. E ho paura. Tuttavia ho avuto momenti in cui ho intravisto la luce. Questi momenti entrano ed escono dalla mia consapevolezza. Parte di me non ci crede affatto. Sono le allucinazioni di una mente malata. Perché sono separato anche dentro me stesso. Non so neanche dove collocare questa cosa che chiamo “IO”. Un grido dell’animale ferito nel buio. Cerco queste fugaci visioni di luce mentre ruoto sul mio asse, credendo, non credendo. E poi prendo una decisione. Scelgo di credere. E nella scelta la luce diventa più tangibile. E vedo una macchia di luce volteggiare nel buio e mi dirigo verso di essa. È così luminosa, così bella. E sono attratto sempre più vicino. Ma mentre sono attratto sempre più vicino la luce scompare. E sono di nuovo nel buio. Ripeto questo processo molte volte. Poi mi fermo. E ascolto. E nel buio sento qualcosa. È il mio stesso respiro. Tuttavia è qualcosa di più. E improvvisamente vedo di nuovo la luce, ma è dentro di me. E vado verso di essa in un atto di non-movimento. Di completo abbandono e accettazione e perdono.

Unità: Sono l’Abbondanza. Sono la luce. Sono tutto e niente. Nell’essenza sono semplicemente il flusso. Non c’è sforzo, non c’è movimento, non c’è scopo, niente da raggiungere. Sono semplicemente flusso. Ed espiro e permetto alla mia luce di espandersi fino alla sua pienezza. Poi un varco. Un varco di massima luminosità e oscurità. Di pienezza e vuoto dove accade una trasmutazione. E poi passa e senza alcuna volontà, l’espansione s’inverte e tutto ritorna verso il centro. E continua così.

Viaggio in Assisi di Letizia Moccheggiani: Per giorni ho sognato boschi, cielo stellato e …lupi…. Spinta da queste visioni sono andata alla ricerca di… e cercando, cercando ho raggiunto Assisi, i boschi di Assisi.. Ho trovato ampi spazi verdeggianti, faticose salite, incantevoli eremi abbandonati e numerosi animali, cani, gatti, cavalli, ricci, falchi, istrici…tutto così naturale. Sotto un cielo stellato pieno di brillanti luci ho sognato ancora lupi, amichevoli lupi che mi spingevano a seguirli nel bosco. Qui ho trovato la pace e l’amore che cercavo, il silenzio, la voce del vento, l’accoglienza della natura. Questi boschi, un misto di pini, querce e ulivi, colorati da ginestre e lavanda tramandano l’amore e la pace, invitano alla contemplazione e alla gioia, …sentieri iniziatici e mura silenziose accompagnano la nostra anima verso il divino.

Spesso mi sono domandata come mai questa terra è così ricca di Santi, uomini e donne pieni di amore. Le numerose Chiese spiegano la via, entrandoci si trova il perché di tutto. E poi ovunque, dentro e fuori, ti circonda un fantastico Cielo Stellato! Un luogo mistico…….ed unico per bellezza. Letizia

Della riorganizzazione cellulare di Grazia Romano

Grazia esprime qui alcune riflessioni riguardo al suo recente e drammatico intervento chirurgico d’urgenza, conclusosi poi positivamente.

Questo evento così traumatico, che è capitato nella mia vita in questo momento, come vederlo?

All’inizio l’ho preso come una fatalità, un modo a mio avviso un po’ cattolico di vedere le cose: capita qualcosa e lo accetti semplicemente così perché è il destino o qualcosa al di sopra che determina i fatti. Poi ho guardato la mia vita di questo momento dove mi sembrava andasse tutto benissimo, tutto fosse chiaro spiegato e fluente ed è cominciata la rabbia:-non doveva capitarmi, non centra niente adesso con la mia vita: una gravidanza extrauterina a 45 anni e non cercata! E ancora peggio seguita dalla catastrofe: rottura di un’arteria e intervento chirurgico d’urgenza. Proprio non esiste un Dio a questo mondo! Una sfortuna immane e in questa sfortuna molti che mi dicono: -devi ringraziare sei stata molto fortunata a salvare la vita- E questo forse è vero.

Poi ho anche pensato che il tutto sia stato determinato da regole dettate dal Karma. Ma sinceramente con le religioni non arrivo da nessuna parte; qualunque approccio di questo genere mi lascia insoddisfatta e con un forte disagio nel corpo e nella mente. Sento che tutte le vie religiose di mia conoscenza danno in fondo delle spiegazioni degli eventi che sono, per il soggetto che le vive punitive e limitanti; sono sicura invece di non meritare niente di brutto o punitivo nella mia vita.

Quello che sento forte dentro di me è invece che la composizione universale cellulare, in cui ci sono anch’io come essere vivente, ha deciso che questo è il momento giusto per sapere che per la mia salute fisica e psichica, è fondamentale non procreare. Questa è una sensazione che ho sempre avuto di me, ma sono una che non crede troppo poco nelle proprie sensazioni se non avvalorate dai fatti. Eccomi accontentata, l’universo è intervenuto. Certo per questo poteva bastare la gravidanza extrauterina e tutte le indagini ecografiche ad essa legate. Ma perché la chirurgia d’urgenza, l’addome tagliato e tutto quello a ciò concatenato. Tutto questo per sapere che la carica vitale cellulare evoluta è inarrestabile, come ho già detto nell’altra lettera, e sapere che il mio corpo è una riorganizzazione di energie cellulari provenienti dal continente Indiano o comunque dall’oriente. Ciò mi è stato chiaro stamani: ho messo assieme una certa problematica fisiologica legata all’apparato digerente, presente in me sin dalla nascita, e incontri fatti durante la degenza in ospedale proprio a seguito dell’intervento, in quella stanza grazie a quel letto. Chiarisco non parlo di reincarnazione e di karma, come in alcune religioni, in questo momento mi sento davvero lontana da esperienze legate alle religioni in genere, ma di riorganizzazione delle energie cellulari evolute. Si tratta, per me, di aver colto L’uno Plotiniano, la materia come principio che introduce la molteplicità nell’unità, il rigenerarsi e il ricollocarsi della materia restando sempre nell’unità


Sessioni Individuali. Lo scopo di una sessione individuale è risvegliare, identificare, supportare e implementare la connessione con lo Spirito Guida, o natura multidimensionale centrale, trovare e impiegare strumenti per scoprire e manifestare i propri potenziali, sia a livello della realtà multidimensionale che ordinaria, guarire e rilasciare blocchi che impediscono di realizzare i suddetti scopi. Una sessione comporta un consulto preliminare, cui segue una pratica di guarigione astrosciamanica adatta alla specifica situazione del cliente, e una successiva consultazione per esaminare i risultati dell’esperienza. Alla fine quanto emerge è impiegato per apportare chiarezza e individuare strumenti che il cliente potrà usare successivamente. Ogni sessione è autonoma e si basa sullo specifico problema e intento del cliente. In una sessione Franco impiega varie tecniche, come divinazione, recupero dell’anima, connessione con spiriti guida, viaggi spazio-temporali, esame astrosciamanico della carta natale. Se il cliente lo ritiene utile, è possibile avere sessioni aggiuntive e svolgere programmi di formazione. Franco presta anche sessioni a distanza per telefono, in grado di coprire le stesse tecniche delle sessioni ordinarie e con risultati molto efficaci. Per prenotare o maggiori informazioni contattare: info@astroshamanism.org.

Donazioni per PAN: PAN è disponibile gratuitamente per chiunque desidera riceverlo. Se trovi PAN utile, qualsiasi donazione (piccola, media, grande) è molto apprezzata (per informazioni contattare info@astroshamanism.org). Le donazioni c’incoraggiano a continuare su questo sentiero. Anche altre forme di contributo, come articoli, condivisioni, apprezzamenti, sono molto graditi.

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Per ulteriori informazioni consultare il sito www.astroshamanism.org o contattare Franco info@astroshamanism.org. Per prenotare i seminari della Findhorn Foundation, tenuti in Scozia, contattare bookings@findhorn.org o Bookings, The Park, Findhorn IV36 3TZ, Scotland. Tel. +44(0)1309/691653. Per prenotare gli altri seminari, rivolgersi al recapito degli organizzatori fornito accanto ai dati dell’evento.

Eremo dei Frati Bianchi, Cupramontana (Ancona) 28 marzo 2008, Formazione APT Aperta solo agli allievi dell’Astroshamanic Practitioner Training.

Portali Multidimensionali dei Sensi, Il Tocco del Fuoco,

Eremo dei Frati Bianchi, Cupramontana (Ancona) 29-30 marzo 2008

Corso Annuale di Tocco Astrosciamanico di Guarigione

Durante questo seminario i partecipanti sono introdotti al tocco astrosciamanico secondo la prospettiva della direzione Est, l’elemento Fuoco e il ciclo stagionale della primavera. L’incontro è aperto ai frequentatori del corso ed eccezionalmente anche a nuovi partecipanti, a condizione che abbiano svolto almeno un seminario precedente con Franco. L’incontro si tiene nell’Eremo dei Frati Bianchi, un monastero medievale parzialmente incavato nelle rocce. Informazioni: Letizia Mocheggiani +39 0731206687 o 3489231998 o zone25@tele2.it.

Edimburgo (Scozia) 3-4 maggio 2008, The Way of Fire: Aries, Taurus, Gemini, One Year Basic Course in Astroshamanism and Experiential Astrology. Foundation for Planetary Healing, 288 Portobello High Street, Edinburgh, EH15 2AU. Telephone: 0131-657 5680 E-mail: info@planetaryhealing.co.uk

Findhorn, 10-17 maggio 2008, The Blessed Way of Passion (La Santa Via della Passione)

Findhorn, 17-24 maggio 2008, The Spirit of Cluny Garden (Lo Spirito dei Giardini di Cluny)

Findhorn, 14-21 giugno 2008, The Original Quest: An Astroshamanic Journey into Space and Time

Cupramontana (Ancona) 28-29 giugno 2008, Portali Multidimensionali dei Sensi – Il Tocco della Terra. Informazioni: Letizia Mocheggiani +39 0731206687 o 3489231998 o zone25@tele2.it.

Assisi (Italia), 4-8 luglio 2008, Stillate Cieli dall’Alto! Raduno Astrosciamanico Estivo - Astroshamanic Summer Gathering. Quest’unico evento ha luogo nelle valli di Assisi. I temi centrali sono il rapporto tra Cielo e Terra, spirito e corpo, e l’astrosciamanesimo in chiave cristiana. L’evento è inoltre un’occasione di comunione e connessione internazionale tra ricercatori, allievi e membri del network astrosciamanico. L’incontro è tenuto in italiano e inglese. Per partecipare è necessario avere frequentato un precedente seminario o un ciclo di sessioni con Franco.

Il costo del raduno è in base al reddito: Euro 495 (reddito medio), Euro 465 (reddito basso). Sono disponibili borse di studio per chi non è in grado di contribuire la cifra minima. Il costo include la mezza pensione (colazione e cena), alloggio in mini-appartamenti a due o tre letti con bagno e cucina. Il raduno inizia alle 14 di venerdì 4 luglio e termina nel primo pomeriggio di martedì 8 luglio. Per prenotare occorre versare un deposito di Euro 75. E’ possibile anche trattenersi per notti aggiuntive. L’evento ha luogo presso l’Agriturismo Casa Faustina (vedi www.casafaustina.it Per informazioni: Letizia Mocheggiani +39 0731206687 or 3489231998 or zone25@tele2.it or letizia@astroshamanism.org.



Findhorn, 2-9 agosto 2008, Astroshamanic Trance Dance and Drumming

Edimburgo (Scozia) 30-31 agosto 2008, The Way of Earth: Cancer, Leo, Virgo, One Year Basic Course in Astroshamanism and Experiential Astrology. Foundation for Planetary Healing, 288 Portobello High Street, Edinburgh, EH15 2AU. Telephone: 0131-657 5680 info@planetaryhealing.co.uk

Cupramontana (Ancona) 20-21 settembre 2008, Portali Multidimensionali dei Sensi – Il Tocco dell’Acqua. Informazioni: Letizia Mocheggiani +39 0731206687 o 3489231998 o zone25@tele2.it.



[i] Dio in PAN è sempre inteso come Identità Multidimensionale Centrale, Amore Incondizionato, Unità, e non denota alcun’identificazione con una credenza religiosa specifica o con un genere sessuale. Quel che conta qui è l’esperienza di Dio, piuttosto che il termine usato per definire l’esperienza. Quindi, se il termine Dio causa resistenze e rancori, per favore sentiti autorizzato ad impiegare un altro termine a te più congeniale. A questo riguardo voglio rilevare che il lavoro di guarigione spirituale, come lo percepisco, è destinato a confrontare e sanare alla fine ogni resistenza e rancore, incluso quelli verso Dio.

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